Una battaglia difficile

Inutile affannarsi a rispondere all’ignoranza con lunghe disquisizioni scientificamente argomentate. L’ignoranza non usa il ragionamento per radicarsi, non conosce la logica e non capisce l’aritmetica.

Basta rumore

Ho soppresso molte cose…il tempo passato mi ha portato a trascurare molte cose, a rinunciare a molte abitudini. Che poi rinunciare non è la parola giusta, semplicemente le ho abbandonate. Sono anni che non leggo un buon libro e per buon libro intendo un libro che valga davvero la pena essere letto. Sono anni che nemmeno ci provo a leggere un buon libro. Il tempo è stato riempito da un numero infinito di inutili informazioni, il rumore sovrasta tutto e non mi piace. Mi sorprendo in certi momenti a cercare di afferrare immagini del passato, immagini che riportano alla luce stati d’animo, emozioni, situazioni, che non conosco più. Affiorano dal passato brandelli di luce che non riesco ad afferrare, in quei momenti penso di tornare a fare cose che non faccio più, mi immagino compiere azioni che appartengono a quel passato. Ma subito il presente prende il sopravvento e mi riporta indietro all’oggi pieno di rumore. Tra le molte cose abbandonate anche questo scrivere a briglia sciolta su una pagina bianca, un esercizio sterile ma terapeutico, come più volte ho pensato e scritto. Ho ricominciato dalla mia musica che ho già recuperato, ora questo e poi mi concederò un viaggio per ritrovare un pezzo importante di quel passato e spero di ritrovare anche un po’ di me. Che non so più dove sono.

Non è per sempre

Lo sappiamo bene, ce lo ripetiamo da sempre, eppure ogni volta che succede, ogni volta che qualcosa finisce, rimaniamo sorpresi, delusi, amareggiati, spaventati. Tutto cambia, è inevitabile…

Milioni di milioni

Qualche giorno fa scorrendo le notizie de Il Post mi imbatto in questa. Fin dalle prima battute l’articolo mi ricorda qualcosa… Correva l’anno 2009 quando su questo blog scrissi questo . Stanco di anni di disinformazione che dalla nascita del concertone del primo maggio mi proponevano occupazioni di massa di piazza San Giovanni, avevo fatto un conto semplice, basato su una mappa e su delle considerazioni minime sull’occupazione dello spazio. Ci è voluto molto perché qualcun altro facesse la stessa riflessione. Come si dice, meglio tardi che mai.

Non mi piace

Scorro velocemente la pagina guardando distrattamente foto, video, varie amenità. Sento che manca qualcosa. Non percepisco nulla, come in un ambiente molto rumoroso in cui le voci si sovrastano una con l’altra rendendo tutto indistinguibile. Sento che manca il pensiero delle persone, sento che manca la loro coscienza, il loro cuore. C’era un tempo in cui si affidava alla pagina il flusso dei propri pensieri, si esprimeva un’idea, si descriveva un’emozione, si condivideva nel senso letterale del termine. Ogni mattina le persone si incontravano tramite i loro pensieri, lasciavano commenti se trovavano i pensieri stimolanti, intavolavano conversazioni a distanza. Ho voglia di recuperare quel mondo.

Islamabad AD 2014

A pochi metri una dall’altra due torri si guardano.

La torre bianca serve per comunicare, per chiamarsi, per scriversi messaggi, per pubblicare questa foto o scrivere banalità come queste. La renderemo più efficiente, la renderemo migliore, per chiamare meglio, per pubblicare meglio, per sprecare meno soldi di quanti non ne sprechiamo già per scrivere banalità come queste.
Una grande conquista.
La torre nera è il camino di una fornace, ci cuociono i mattoni per costruire la città.
Un metodo antico: terra, acqua, mani, sole, forno. Impastano fango, ogni giorno, per fabbricare mattoni, li caricano in spalla
in contenitori improvvisati, risalgono la cava di fango, creata scavando con le mani, per giorni, per anni.
Risalgono la fossa coi mattoni in spalla fino a raggiungere l’asino che li trasporterà qualche metro più avanti.
Impastano mattoni. Caricano mattoni.
Per costruire case dove non vivono, la loro casa è lì tra la cava e la torre bianca a pochi metri, ed è fatta di fango e paglia.
Mi guardano curiosi, non capiscono da dove viene l’uomo che esce dalla torre bianca, cosa fa, perché lo fa, loro impastano mattoni e li caricano in spalla.
Mi guardano curiosi, li saluto, un gesto stupido per dissimulare quello che mi squarcia dentro.

Senza rispondere al mio saluto i bambini proseguono per la loro strada verso un nuovo carico di mattoni.

2_torri

L’inutile realtà

Non so se voglio partecipare a questo mondo. Sostando tra la gente sento un senso di disagio, mi sento profondamente lontano,  li guardo e sono estranei; imprigionati in una realtà autocostruita che non sanno smontare, che non vogliono smontare, che coltivano come si coltiva una pianta, che accarezzano e cullano  perché non vogliono perderla. Imprigionati in una realtà che non serve a niente. In questi momenti sono pervaso da una profonda tristezza, un nodo in gola, una terribile e tristissima consapevolezza che non si può scacciare.